
10 Apr Tasse sugli investimenti: come risparmiare con questi metodi
Ad ogni fine anno che si avvicina, oltre che preoccuparsi per la cena di Capodanno (dopo aver consumato le calorie di quella di Natale), dovremmo preoccuparci per le tasse da pagare per l’anno fiscale concluso.
Comprese quelle relative ai nostri investimenti.
Da questo punto di vista, saremo chiamati ad un processo di ottimizzazione fiscale, sul nostro portafoglio, per non perdere eventuali vantaggi (quei pochi) che la nostra normativa tributaria ci concede: una buona pianificazione fiscale sul proprio patrimonio è un ottimo modo per cercare di cavare qualcosa in più dai nostri investimenti.
In questo articolo, proviamo a vedere alcuni metodi per poter pagare meno tasse sui nostri investimenti e per attuare una pianificazione fiscale efficiente sul portafoglio.

Tasse sugli investimenti: i limiti da oltrepassare
Partiamo subito da un problema: fiscalmente, gli strumenti di investimento più utilizzati dagli italiani, ovvero fondi di investimento e simili, soffrono di molte limitazioni fiscali.
Anche i nostri amati ETFs, che sono sempre fondi facenti parte della famiglia degli OICR (come i fondi bancari), non sono i migliori strumenti possibili, viste le limitazioni che il nostro ordinamento tributario ha deciso di affibbiargli.
Ad esempio, gli ETFs, così come i fondi bancari, non possono compensare eventuali minusvalenze che hai accumulato nel passato, per una limitazione fiscale importante.
Se hai realizzato una perdita su altri strumenti, questa perdita la potresti, teoricamente, compensare con un guadagno per non pagare le tasse su questo guadagno: è un concetto normale che vige nel nostro ordinamento tributario, in cui le tasse si pagano sui guadagni al netto dei costi (come il nomale reddito di impresa).
Quindi, se sui tuoi investimenti hai guadagnato da una parte 100, ma dall’altra hai perso 80, dovresti pagare tasse solo su 20.
Attenzione, però, perchè se investi solo in ETF e Fondi questa “compensazione” non la puoi attuare e potresti perdere parecchie tasse.
Nella nostra normativa, le perdite su strumenti finanziari sono classificati come “redditi diversi”, mentre i guadagni su fondi o ETF sono classificati come “redditi di capitale”: le compensazioni possono avvenire solo tra redditi della stessa natura e, quindi, se realizzi una perdita su ETF, non la puoi compensare (per quanto paradossale sia) con un guadagno su ETF.

Questa limitazione vale solo per i cosiddetti OICR, categoria in cui rientrano Fondi e ETF mentre non vale per tutto il resto degli strumenti finanziari (come da grafico sopra), i cui guadagni sono considerati redditi diversi e compensabili con le relative perdite.
Ovviamente, però, considerato che la maggior parte del risparmio degli italiani è investito tramite fondi e ETFs, ne conviene che la limitazioni è sentita da gran parte della popolazione.
Qui, entrano allora in gioco una serie di strumenti, in primis gli ETC, per ottimizzare fiscalmente il tuo portafoglio.
Come usare gli ETC per risparmiare tasse sugli investimeti
Gli ETC (Exchange Trade Commodity) sono stretti parenti degli ETF, ma funzionano diversamente: gli ETC sono tecnicamente delle “notes” che emette la società produttrice dello strumento e non rientrano nella famiglia degli OICR (Organismo d’Investimento Collettivo di Risparmio), come ETF o Fondi (ne abbiamo parlato anche in questo articolo).
Per quanto da sempre considerati simili, o addirittura uguali, gli ETF e gli ETC hanno una struttura completamente diversa, da un punto di vista tecnico: è come se, negli ETC, ti stessi esponendo verso una specie di obbligazione emessa dall’emittente, mentre negli ETF questo non accade.
Ecco perchè si dice che negli ETC esiste sempre un certo rischio di controparte, da collateralizzare da parte dell’emittente con adeguate politiche di gestione del rischio.
Non avere paura, per eventuali perdite o rischi se l’emittente dell’ETC fallisce: infatti, la tua posizione, ad esempio su ETC sull’oro, sarà completamente coperta dall’oro stesso che l’emittente usa come copertura (puoi approfondire il tema qui).
Questo meccanismo funziona allo stesso modo per ETC su altri metalli preziosi o su materie prime varie, come sul petrolio.
Gli ETC più utilizzati sono il WisdomTree Physical Gold e l’ETC di Invesco sull’oro e, a livello pratico, nulla cambia rispetto all’acquisto di un ETF.

L’elemento positivo di cui vogliamo parlare è che i redditi prodotti dagli ETC sono “redditi diversi”: ergo, pur avendo uno strumento in portafoglio molto simile agli ETFs, puoi usarlo per compensare le minusvalenze. Vediamo come, nella pratica.
Generalmente, gli ETC vengono utilizzati per inserire materie prime o metalli preziosi in portafoglio: l’esempio classico è un ETC sull’oro, che, oltre ad avere una funzione importante di stabilizzatore, ha anche una forte funzione di ottimizzatore fiscale (da molti dimenticata).
Se hai ad esempio delle minus in portafoglio e un ETC sull’oro, puoi vendere parte delle plusvalenze su quest’ultimo per recuperare le minus: nel lungo periodo, questo ETC ti farà risparmiare molte più tasse di quanto credi!
ETC o certificates per recuperare minus?
Una pratica molto comune, specie tra le banche italiane (che incassano laute commissioni), è proporre di compensare e recuperare le minus del cliente utilizzando i Certificates, strumenti altamente speculativi i cui guadagni, come gli ETC, sono classificati come redditi diversi.
Generalmente, però, l’ignaro cliente mette in portafoglio questi strumenti senza neanche conoscerne il vero rischio, provando a puntare ad un performance di breve periodo che spesso, invece, sarà negativa, generando ulteriori minusvalenze e ulteriori danni al cliente.
Il consiglio che diamo noi è di utilizzare stabilmente ETC in portafoglio, specie posizionandosi sull’oro che, come spesso discusso (ad esempio, qui e qui), ha una funzione di stabilizzatore importante, andando a recuperare di volta in volta le minus nel tempo e ottimizzando fiscalmente il portafoglio.
Wash Sale e Loss Harvesting: raccolta delle minusvalenze
Un altro metodo per ottimizzare fiscalmente il portafoglio è noto col termine di Wash Sale (“vendita di lavaggio”) ed è un metodo fortemente limitato in USA, ma ancora legale in Italia: consiste nel vendere un titolo in perdita per poi riacquistarlo subito dopo, al fine solo di realizzare delle minusvalenze.
In USA, se non fai trascorrere almeno 30 giorni tra la vendita e il riacquisto, non puoi dedurre la perdita realizzata: in Italia, non esiste questa limitazione e potrai riacquistare il titolo subito dopo.
Se abbiamo un qualche titolo in perdita, sia esso ETF, azione o altro strumento, possiamo venderlo e riacquistarlo subito dopo, generando una minusvalenza che sarà utilizzabile in futuro per risparmiare tasse.
Ricorda che abbiamo tempo 4 anni per compensare le minusvalenze: quelle che hai realizzato con la tua Wash Sale potranno essere usate in futuro anche sul titolo stesso che hai venduto o ricomprato, se si tratta ad esempio di un azione.
Come detto, questa pratica è limitata in USA: pertanto, se vendi il tuo titolo in perdita, ma lo riacquisti prima che siano trascorsi 30 giorni dalla vendita, l’operazione sarà assolutamente possibile, ma non potrai conteggiare la perdita come minus. Trascorsi 30 giorni, potrai invece riacquistare il titolo.
In Italia, invece, non esiste ancora questa limitazione.

Il meccanismo appena visto si introduce anche in un generale processo di Loss Harvesting, ovverosia di raccolta di minusvalenze che, proprio grazie alla possibilità di mettere in campo una Wash Sale, permette all’investitore di attuare politiche di “raccolta” (per l’appunto) delle minusvalenze, da inserire nel proprio zainetto fiscale e da usare in futuro per pagare meno tasse.
Se hai effettuato una Wash Sale, e quindi hai raccolto la tua minusvalenza, non potrai compensare quella minus con ETFs che hai in portafoglio (per i motivi detti prima), a meno che tu non abbia ETC: in questo caso, puoi usare un interessante stratagemma.
Prendere i titoli in perdita, venderli, ricomprarli e, al contempo, realizzare una plusvalenza esentasse sugli ETC che hai in portafoglio: questo stratagemma, nel lungo periodo, è un ulteriore modo che ti fare risparmiare moltissime tasse: che sono rendimenti in più.
Oppure, come detto in precedenza, puoi pensare di accumulare le minus senza realizzare subito la tua plusvalenza in portafoglio (col rischio, però, di non ritrovare nel tempo la plusvalenza).
Ovviamente, specifichiamo ancora una volta che la raccolta delle minus è inutile se in portafoglio si hanno solo ETF o fondi: anche qui, potrebbe essere utile avere in portafoglio single stocks, da usare come redditi diversi per recuperare minusvalenze.
Infine, è bene anche specificare come le regole limitanti riguardanti le Wash Sale non valgano per i contribuenti italiani, indipendentemente dall’utilizzo o meno di azioni americane: ergo, se acquisti azioni americane puoi comunque mettere in campo una Wash Sale, in quanto la tassazione della minus e della plus dipenderà dal paese in cui risiedi fiscalmente.
Conclusioni
I meccanismi per attuare percorsi di ottimizzazioni fiscale del patrimonio sono diversi: l’importante è conoscere bene gli strumenti finanziari con cui si ha a che fare, oltre che la normativa tributaria in materia finanziaria.
Ricorda sempre, a riguardo, come le tasse che paghi suoi tuoi investimenti sono sempre minori rendimenti e le tasse che risparmi sono, di converso, maggiori guadagni per te: la nostra normativa tributaria è già stringente ed è un vero peccato perdere le poche opportunità di risparmio che ci offre.
Se vuoi approfondire tutti questi temi, ricorda che fanno parte integrante del nostro corso generale dedicato agli investimenti FinStart, che ti permette di diventare un investitore autonomo, anche nell’ottimizzazione fiscale del proprio patrimonio.