
21 Set La parte più difficile del Buy & Hold
Il Buy and Hold è la strategia più antica e (sicuramente) più semplice e performante che conosciamo, per approcciarsi all’investimento sui mercati finanziari (e specie a quelli azionari), ma ciononostante sembra essere «difficilmente applicabile» alla media degli investitori. Perchè, se è così semplice e redditizia, non possiamo applicarla?
In un’intervista del 2014 con Justin Fox, l’ex presidente della Federal Reserve Alan Greenspan ha ricordato un commento che fece a The Oracle, Warren Buffett, sul suo approccio agli investimenti: «Warren, mi colpisce il fatto che tu abbia fatto nient’altro che non vendere mai»
Alan Greenspan continuò, in quella intervista, a disseminare i pregi della strategia Buy and Hold, dicendo che «se riesci a stringere i denti e ignorare i cali a breve termine del mercato (ma anche, se occorrono, i cali a lungo termine) ne uscirai bene e con rendimento».
Buffett non è il miglior esempio da seguire per i normali investitori perché ha così tanti soldi che non importa cosa ne faccia, soprattutto nel breve termine: la sua disponibilità patrimoniale non lo fa di certo dormire male, o rimanere sveglio, quando sul mercato osserva cali vistosi.
Ma anche lui, all’inizio, è stato un piccolo investitore. E uno dei modi in cui ha costruito un patrimonio così elevato è l’acquisto e il mantenimento di Public Company (nel senso di azioni di aziende quotate) per molto tempo.
Nell’ultima lettera agli azionisti di Berkshire Hathaway, lettera inviata durante il sell-off di marzo scorso, Buffett ha scritto: «Charlie [Munger, n.d.a.] e io abbiamo ragioni molto pratiche per voler assicurare la prosperità di Berkshire negli anni successivi alla nostra uscita: i Mungers hanno partecipazioni in Berkshire che rendono irrisorio qualsiasi altro investimento della famiglia; io ho il 99% del mio patrimonio netto investito in azioni del Berkshire. Non ho mai venduto azioni e non ho intenzione di farlo».
Il Buy & Hold
Il Buy & Hold è una tecnica d’investimento molto semplice da seguire poiché consiste nel creare un portafoglio azionario (di titoli o di indici/ETFs) e tenerlo invariato nel tempo, qualsiasi cosa accada.
Ad esempio, un semplicissimo Buy & Hold potrebbe essere l’acquisto di un ETF sullo S&P500, con l’obiettivo di tenere tale ETF in portafoglio per sempre: quanto ha reso questa strategia?

La strategia in parola ha reso qualcosa come il 9-9,5% medio annuo nel tempo (dal 1915 ad oggi), un rendimento di tutto rispetto, che nessun investitore oggi probabilmente si sogna. Ottenuto per giunta con un impegno operativo minimo.
Il vero «impegno» che una strategia Buy&Hold richiede è l’impegno psicologico.
I limiti del Buy & Hold
Nel mercato rialzista che ha preceduto l’ultimo grande sell-off, quello di marzo, non è stato poi così difficile essere un investitore buy and hold come Buffett.
Certo, ci sono state alcune correzioni lungo il percorso, ma niente a che fare con la pandemia Covid-19. Acquistare (Buy) e mantenere in portafoglio (Hold) è relativamente facile quando si guadagna. Non fare nulla è la mossa giusta per la maggior parte delle volte in cui vi approcciate al mondo degli investimenti, ma è molto più facile farlo quando le cose vanno bene.
Il problema arriva quando le cose cominciano ad andare male. Vanguard, durante la crisi di marzo scorso, pubblicò un rapporto che mostrava il numero di clienti che avevano acquistato o venduto durante proprio il momento peggiore della pandemia e delle turbolenze sulle borse: il 90% dei loro investitori non aveva effettuato una singola operazione durante il mese di marzo. Vanguard aveva evidenziato una percentuale di investitori attivi durante la crisi più alta della media, ma comunque non eccessivamente alta, considerato anche il momento particolarmente difficile.

C’è da dire che, solo dopo la diffusione di quei dati, lo S&P500 completò il crollo vertiginoso di quasi il 32% e che, comunque, il crollo del mercato è avvenuto così rapidamente che questi investitori non hanno avuto probabilmente il tempo di rendersi conto della gravità della situazione.
I periodi a seguire hanno visto certamente capitolare moltissimi investitori Buy & Hold, che non hanno retto l’urto della crisi, nonostante il buy&hold stesso continuava, a marzo, ad essere la strategia più performante in assoluto.
Quel 9,5% che abbiamo visto include la Grande Depressione, guerre, recessioni, tassi di interesse in aumento, tassi di interesse in calo, vari regimi politici, mercati ribassisti, boom, crolli, inflazione, deflazione e tutto il resto.
Ma nonostante queste rassicurazioni, durante il Covid-19 molti investitori Buy and Hold hanno deciso di «lasciar perdere»: la parte più difficile di una strategia Buy and Hold è che, affinché funzioni come previsto, è necessario passare sia attraverso l’acquisto che attraverso partecipazione al mercato quando questi sono in calo. E per molti questo è un limite psicologico importante.
Ecco allora una prima conclusione molto rilevante: il Buy and Hold è una strategia molto performante, ma rende l’investitore fragile sotto i colpi della volatilità. Col rischio che l’investitore non raggiungerà mai quel 9,5% medio annuo che i dati storici dello S&P500 promettono.
… E Buy and Hold con Pac?
I limiti appena descritti del Buy and Hold non vengono superati neanche con un PAC che, come si sa, permette di «mediare» i prezzi e di giocare a proprio favore sulla volatilità: il PAC ha il vantaggio, impostando una somma fissa di acquisto periodica, di comprare «tanto» quando i mercati sono bassi e di comprare invece «poco» quando i mercati sono alti.
Fin qui nessun problema: il PAC si avvantaggia della volatilità e il limite principale del Buy & Hold sembra superato.
Il problema sorge quando il capitale diventa sempre più grande: se accumulate 400 € al mese, quando avrete raggiunto 50.000 € di patrimonio, i 400 € al mese che accantonate periodicamente non saranno più sufficienti a mediare la volatilità sull’intero portafoglio, con il risultato che l’avvento di un sell-off sulle borse inficerà l’intero portafoglio.
Ergo, il Buy and Hold associato ad un PAC su indici azionari (o azioni, il principio non cambia) aggira il problema per un dato periodo, problema che si ripresenta non appena il capitale sarà diventato più consistente.
Alternative?
L’alternativa al Buy and Hold classico è la costruzione di un portafoglio bilanciato in asset class con un percorso di investimento molto più lineare e meno variabile. Un po’ come abbiamo sempre insegnato con l’approccio All Weather.
Addirittura, in determinate fase di mercato (2016, periodi ad alta inflazione come anni ’80 o durante la bolla dei dot.com) un portafoglio bilanciato All Weather rende molto di più di un portafoglio Buy & Hold solo azionario.

E’ normale che un portafoglio All Weather renda meno dopo fasi di mercato fortemente rialziste, avendo in pancia una quota molto minore di un 100% azionario: quello in cui un portafoglio bilanciato All Weather è veramente superiore è creare rendimento con un 1/3 del rischio in meno di un portafoglio azionario.
Ecco perchè lo consideriamo da tempo la via maestra per gli investimenti dei nostri clienti.