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E’ ancora il momento di investire in beni rifugio?

La cavalcata dell’oro delle ultime settimane ha riacceso i riflettori sui beni rifugio e sulla loro importanza in un portafoglio d’investimento: con questo articolo facciamo chiarezza sui beni rifugio e se sia ancora oggi conveniente inserirli in portafoglio.

Chi ci segue sa benissimo che da quando siamo nati abbiamo da sempre invitato l’investitore ad allocare una buona parte del proprio portafoglio in beni rifugio e il modo in cui l’oro ci sta proteggendo e ci sta regalando performances in piena recessione è la conferma delle bontà di quelle scelte.



Cosa sono i beni di rifugio?

Per beni di rifugio, o asset sicuri o di “qualità”, si intendono particolari attività la cui domanda cresce nei momenti di maggior instabilità economica. La ragione di fondo è che un asset di rifugio conserva il suo valore nel corso del tempo e gli investitori lo scelgono per limitare la loro esposizione alle perdite del mercato. Gli asset sicuri svolgono dunque una funzione di protezione del portafoglio nelle fasi ribassiste dei mercati. Un po’ come una sorta di assicurazione contro i rischi.

Alcuni commentatori richiedono che altre due caratteristiche dei beni rifugio siano la liquidità e la bassa volatilità, richiedendo quindi che i beni rifugio abbiamo scarse oscillazioni di prezzo: in realtà, come vedremo, il bene rifugio principe, non ha per niente una scarsa volatilità.

Ragion per cui, tra le altre cose, è considerato generalmente un asset speculativo e in ciò sta il motivo per cui i fondi classici italiani non lo possono inserire in portafoglio (risultando anche per questo motivo spesso paradossalmente inefficienti).

La forza dell’oro non è essere poco volatile, ma essere de-correlato rispetto alle azioni, il che lo rende perfetto per quella parte di portafoglio, nella nostra filosofia d’investimento, capace di dare rendimento in situazioni di crisi.


Quali sono quindi i beni di rifugio?

I beni di rifugio più tradizionali sono:

  • Metalli preziosi: oltre al già menzionato oro, anche l’argento  può essere considerato parcheggi di valore. Trattandosi di beni fisici esistenti in natura, non possono essere stampati come le banconote e il loro valore non è influenzato dalle variazioni dei tassi di interesse.
  • Obbligazioni governative di elevata qualità: i Treasury americani e i Bund tedeschi sono asset che incorporano la fiducia degli investitori nella capacità creditizia di paesi solidi come gli Stati Uniti e la Germania. Per questo motivo, nei momenti di maggior tensione sui mercati, gli investitori prediligono l’investimento in questo tipo di obbligazioni.
  • Valute “stabili”: alcune valute sono considerate di maggior qualità rispetto ad altre. Il dollaro è la principale valuta di riserva mondiale: oltre il 60% delle riserve delle banche centrali globali sono espresse in dollari. Il franco svizzero è la valuta di rifugio per eccellenza, data la stabilità del governo svizzero e del suo sistema finanziario. Anche lo yen giapponese continua a godere dello status di bene di rifugio, nonostante la debole crescita economica giapponese, i rendimenti negativi e le pressioni deflazionistiche. Il motivo dipende delle massicce riserve di attività estere dei giapponesi, che nei momenti di avversione al rischio vengono smobilizzati causando l’apprezzamento della valuta locale.

Attenzione però, perchè ancora una volta dobbiamo specificare come i beni rifugio “principe” siano quelli non poco volatili, ma quelli “a beta negativo”: non sono beni rifugio quelli che variano poco durante una crisi, ma quelli la cui domanda cresce in momenti di crisi e quindi il prezzo torna a crescere.

Ad esempio, obbligazioni investment grade di emittenti europei ad altissimo standing creditizio e a brevissimo termine hanno una volatilità tendente a zero, sono ottimi per quella parte di portafoglio dedicata al “cash” nella nostra strategia, ma non sono beni rifugio.


Quindi, investiamo o no in beni rifugio?

La questione centrale quindi è la seguente: considerata la crescita dei beni rifugio, conviene ancora tenerli in portafoglio? Conviene aumentarli? Cosa conviene fare?

La risposta è dipende, come al solito.

Innanzitutto ricordando che la scelta di investire in beni di rifugio presenta costi e rischi. Insomma, anche la sicurezza si paga.

I beni di rifugio sono asset improduttivi, e cioè attività che non producono dividendi o interessi attivi agli investitori.

Pertanto, ne derivano due conseguenze importanti:

  • esiste un costo opportunità nel detenere investimenti in beni di rifugio
  • non è dai beni rifugio che verrà fuori il rendimento del vostro portafoglio d’investimento nel lungo periodo

Ad esempio, investendo in beni rifugio dall’inizio della crisi finanziaria del 2008, si sarebbero perse innumerevoli opportunità di rendimento sui mercati azionari. Una cosa è chiara: l’investimento in beni di rifugio deve rimanere confinato al ruolo di effettiva diversificazione e protezione del portafoglio. Un’elevata e prolungata esposizione ai beni di rifugio può far perdere importanti opportunità di guadagno altrove.

Quindi, è chiara la risposta alla domanda posta: investire in bene rifugio conviene sempre, indipendentemente dai prezzi dell’oro o del dollaro, e la scelta del comprare/vendere deve dipendere non da speculazioni sul prezzo (nessuno sa se l’oro crescerà ancora o fletterà), ma dalla rispondenza alla vostra strategia definita ex ante.

Gabriele Galletta
info@investimentocustodito.com

CEO di Investimento custodito, Risk Manager, Analista Finanziario, massimo esperto in Italia della filosofia All Weather. Seguitissimo sui social e sulle sue piattaforme, ha aiutato migliaia di persone a riprendere in mano il controllo dei propri soldi grazie ai suoi corsi e ai suoi libri.



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