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Cos’è successo e cosa succederà dopo la sentenza della Corte Tedesca

Appena uscita la notizia della decisione della Corte Costituzionale tedesca sul programma di acquisti dei titoli di Stato (PSPP) della Bce relativo al QE, è serpeggiata un po’ di confusione.

Cosa aveva detto veramente la Corte? 
Alcuni giornali e politici parlavano di una “sentenza positiva” della Corte, che di fatto salvava il QE; altri, invece, parlavano di una sentenza che minava l’azione della BCE e metteva in pericolo lo stesso QE.

La sentenza della Corte, in effetti, ha stabilito che il QE non finanzia gli Stati e quindi rispetta il divieto del Trattato contro la monetizzazione dei debiti pubblici. Ma il diavolo sta nei dettagli.

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Infatti la Corte ha accolto alcuni ricorsi che sostenevano come la BCE abbia violato il suo mandato con un mancato rispetto del “principio di proporzionalità” nel Trattato. Ovvero che gli obiettivi di politica monetaria perseguiti dal PSPP hanno effetti economici e fiscali non proporzionati agli effettivi stimoli messi in campo. Chiedendo quindi alla BCE di mostrare il contrario entro 3 mesi. Pena, l’esclusione della Bundesbank dal programma di acquisto.

E qui si potrebbe aprire il vado di Pandora. Perché per la BCE (che in serata ha ricordato come la corte di giustizia dell’unione europea abbia già sentenziato che la Bce agisce nell’ambito del proprio mandato sulla stabilità dei prezzi) non sarà difficile mostrare di aver acquistato titoli di Stato in modo proporzionato, ma il problema è un altro.

Su questo punto si gioca la questione circa il ruolo effettivo della BCE: la banca centrale ha come compito solo il controllo dei prezzi o anche il controllo e in contenimento degli spreads? Perché solo così si riesce a capire il rimando alla “proporzionalità” degli effetti economici.

E anche se è vero che la sentenza della Corte riguarda solo il PSPP, si getta una forte ombra sul PEPP, il programma contro l’emergenza Coronavirus, dove gli acquisti derogano dalla regola del Capital Key (la BCE ad esempio compra oggi molti più titoli italiani che tedeschi) e gli effetti economici sono molto poco proporzionati.

La differenza sostanziale tra i due programmi risiede nel fatto che il PEPP (Pandemic Emergency Purchase Program) è un programma straordinario di acquisto, con una portata ben più ampia (possono rientrare anche junk bond) del PSPP e che addirittura devia dalla regola del Capital Key. Ergo, la BCE acquista titoli non in proporzione al peso di ogni singolo Stato nel suo capitale.

E acquista anche titoli esclusi dal classico QE, come i titoli Greci.

La differenza è molto importante, come detto, e ha implicazioni politiche e monetarie molto importanti: perché mentre nel primo QE la BCE perseguiva sempre direttamente l’obiettivo di controllo dei prezzi, oggi persegue un più ampio obiettivo di stabilizzazione del sistema finanziario (compreso il problema degli spreads).

E su questo punto, a lungo andare, la sentenza di ieri della Corte Tedesca avrà delle ripercussioni. 

Non a caso le borse hanno risposto ieri raffreddando i guadagni che a metà mattinata erano sostanziosi e facendo balzare nuovamente in avanti gli spreads in Europa.

Vedremo cosa succederà, ma è verosimilmente possibile che la BCE dovrà accantonare programmi di acquisto così massivi come gli ultimi QE, ma che al contempo riuscirà (se ancora la politica in UE rimarrà disintegrata ai vari nazionalismi) a trovare altri «stratagemmi» per contenere i rischi del sistema finanziario e puntare alla sua stabilizzazione.

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Gabriele Galletta
info@investimentocustodito.com

CEO di Investimento custodito, Risk Manager, Analista Finanziario, massimo esperto in Italia della filosofia All Weather. Seguitissimo sui social e sulle sue piattaforme, ha aiutato migliaia di persone a riprendere in mano il controllo dei propri soldi grazie ai suoi corsi e ai suoi libri.



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