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Le scelte di investimento degli italiani: anche tu compi questi errori?

Ogni anno, la CONSOB pubblica il suo rapporto annuale circa le scelte di investimento delle famiglie italiane e ogni anno dobbiamo tristemente prendere coscienza del fatto che ancora lo sviluppo finanziario del nostro paese sia a livelli molto bassi.

Non vogliamo pensare che ancora gli italiani siano pronti in massa a scelte di investimento efficienti, digitalizzate e nuove, lontane dal classico “porto i soldi in banca“, come noi o altri operatori del settore da tempo stiamo cercando di portare avanti.Vorremo semplicemente che gli italiani allocassero correttamente il proprio risparmio, in termini di rischio/rendimento, secondo linee guide che ormai sono state comprovate dal 1960, da quando cioè Markowitz pubblicò il primo basilare testo sulla finanza.

Ad esempio, il fatto che un portafoglio ben diversificato di strumenti finanziari sia più efficiente del tenere UNA O AL MASSIMO DUE AZIONI della propria banca di quartiere o di Eni/Telecom/Enel (nel classico Home Bias nostrano) ancora oggi è un concetto che, stando ai dati, non è così facilmente scontato.

Cominciamo da qui e cerchiamo di capire se anche tu tendi a compiere questi classici bias nelle scelte di investimento.

Fonte: Consob

Secondo il bollettino CONSOB la distanza nelle scelte di investimento tra italiani e europei si sta assottigliando, ma ancora persiste una distanza inequivocabile: la CONSOB ad esempio ci fa sapere che il tradizionale divario nella composizione delle attività finanziarie delle famiglie in Italia e nell’Eurozona continua a diminuire (come detto), anche per effetto della riduzione del peso dei titoli obbligazionari nei portafogli dei risparmiatori italiani e del contestuale aumento delle attività assicurative e previdenziali e della liquidità.

Il problema è che nei portafogli degli italiani rimane alta la quota di azioni detenute direttamente rispetto alle altre attività finanziarie: rimane una forte predilezione per i conti corrente e gli strumenti più prettamente liquidi, con una crescita interessante e importante degli strumenti assicurativi, ma a preoccupare è, come detto, una quota molto alta di strumenti azionari contro invece ancora una quota bassa di strumenti di gestione più efficienti come fondi o ETF.

Ovviamente qui non parliamo della classica distinzione tra fondi attivi bancari e fondi passivi/ETF, ma ci riferiamo esclusivamente alla scelta di allocare il proprio risparmio in pochi strumenti finanziari (specialmente azioni) anziché in un portafoglio ben diversificato, molto più efficiente.

Come Markowitz insegnava settanta anni fa, se consideriamo che il rischio finanziario è dato da due componenti, rischio specifico dell’emittente in cui si investe e rischio di mercato complessivamente considerato, visto che il rischio specifico è eliminabile tramite diversificazione, solo il rischio di mercato è remunerato nel lungo periodo. Questo significa che è molto più efficiente investire in PIÙ STRUMENTI di mercato.

Poi, è sempre possibile costruire portafogli ben diversificati composti anche da titoli (anziché da fondi), ma per farlo sono necessarie dotazioni di capitale molto alte, al fine di non rendere insostenibili i costi di transizione.

Fonte: Consob

Su questi bias (o errori) pesa ovviamente una bassa cultura finanziaria del nostro paese. La cultura finanziaria degli italiani è stata valutata dalla CONSOB anche semplicemente con riferimento alla conoscenza di alcune attività finanziarie scelte tra le categorie che, sulla base delle rilevazioni degli anni precedenti nonché per grado di diffusione o copertura mediatica, possono considerarsi tra le più note al pubblico indistinto: conto corrente; azioni; obbligazioni; fondi comuni; Bitcoin.

I dati sono sconfortanti (come indica la tabella su): 

  • oltre il 30% del campione non conosce nessuno dei prodotti proposti;
  • solo il 20% risponde correttamente a tre domande su cinque riguardo questi strumenti;
  • solo il 4% ottiene il punteggio massimo.

Fonte: Consob

La conoscenza dei prodotti risulta più elevata tra gli intervistati più abbienti, residenti nelle regioni centro-settentrionali, con un livello maggiore di istruzione e maggiori abilità di calcolo; emerge, inoltre, una correlazione positiva con l’auto-efficacia e la propensione a essere ottimisti e una correlazione negativa con la tendenza alla procrastinazione e all’ansia finanziaria

La CONSOB mette in luce poi un altro aspetto preoccupante: più del 50% degli investitori non è in grado di identificare i tratti distintivi del servizio di consulenza in materia di investimenti.

Fonte: Consob

E questo è un problema molto rilevante sia per guidare correttamente le scelte degli investitori, sia per comprendere realmente il valore aggiunto che la consulenza può portare: c’è da dire anche che molto spesso questo non è un “difetto” degli investitori, quanto invece una necessità delle banche, in quanto è loro interessi non essere trasparenti sul servizio di consulenza reso, essendo teso solo alla vendita del prodotto e non alla costruzione di un percorso di investimento efficiente e chiaro.

Dal conto nostro, cerchiamo di essere sempre quanto più trasparenti possibili nei nostri servizi di gestione degli investimenti, per far capire al cliente ogni dinamica e fattore che può incidere sui suoi investimenti e sul suo percorso intrapreso con noi: avere un cliente come te consapevole delle cose che sta facendo è fondamentale. E noi abbiamo l’interesse opposto di banche e assicurazioni di avere dei clienti poco consapevoli delle loro azioni.

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Gabriele Galletta
info@investimentocustodito.com

CEO di Investimento custodito, Risk Manager, Analista Finanziario, massimo esperto in Italia della filosofia All Weather. Seguitissimo sui social e sulle sue piattaforme, ha aiutato migliaia di persone a riprendere in mano il controllo dei propri soldi grazie ai suoi corsi e ai suoi libri.



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