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Value vs. Growth: chi scegliere?

La battaglia tra azioni Value e azioni Growth continua senza sosta: ma quale ci conviene scegliere per il nostro portafoglio?

Molto spesso, dipende dal contesto economico, come ci dicono diverse raccolte storiche.

I titoli azionari sono suddivisi infatti in quelli che appartengono alla famiglia del valore (value) oppure a quella della crescita (growth), in base alla valutazione delle potenzialità di crescita delle società che li hanno emessi.

La distinzione tra azioni growth e azioni value deriva generalmente dall’analisi fondamentale delle azioni. Gli analisti ritengono che i titoli growth abbiano il potenziale e la capacità nel tempo di sovraperformare i mercati globali o un loro specifico sottosegmento per un dato periodo di tempo.

I titoli Growth possono essere scovati in settori a piccola, media e grande capitalizzazione e possono mantenere questo status fino a quando gli analisti penseranno che l’azione ha effettivamente raggiunto il suo potenziale massimo di crescita.

Le azioni value sono generalmente società più grandi e più consolidate che negoziano al di sotto del prezzo che gli analisti ritengono sia il prezzo “corretto”, a seconda del rapporto finanziario o del benchmark con cui vengono confrontate. Ad esempio, il prezzo di mercato di un’azione Value può essere di 20€ per azione, ma per motivi e fattori diversi, questa quota a 15€ per azioni, venendo quindi negoziata a prezzi inferiori rispetto a quello che sarebbe il suo fair value.

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Le azioni value sono i titoli con un rapporto price/earning non molto elevato. Le azioni growth sono invece titoli azionari con un rapporto price/earning abbastanza alto.

In generale, si dice che i primi siano preferiti dagli investitori quando l’economia di un paese ha raggiunto un punto non superabile oppure si avvia alla recessione. I secondi invece sono adatti per le fasi di piccolo o grande boom economico di un paese.

I dati storici confermano e smentiscono allo stesso tempo questa idea: in caso di recessione, i titoli Value tendono a sovraperformare i titoli Growth, che invece sovra-performano i primi in caso di forte espansione economica.

Ma in condizioni di quasi-normalità, la differenza media statistica tra le due famiglie non è molto forte e apprezzabile.

Questa ricerca presentata trimestralmente da J.P. Morgan nella sua Guide to Markets mostra chiaramente quello che dicevamo prima: in condizioni di quasi-normalità, la differenza media statistica tra le due famiglie non è molto forte e apprezzabile, mentre diventa forte la differenza in condizioni di recessione (a favore delle azioni Value) oppure in condizione di espansione, a favore di quelle Growth.

Chi scegliamo, quindi?

Le azioni value sono almeno teoricamente considerate associate a un livello più basso di rischio e volatilità poiché si trovano di solito tra società più grandi e più affermate. E anche se non dovessero muoversi mai verso il prezzo target previsto dagli analisti o dagli investitori, possono comunque offrire una certa crescita del capitale (quotando a sconto) cosa che invece non succede per i titoli growth (che generalmente non quotano a sconto).

Dall’altra parte, i titoli growth generalmente non distribuiscono dividendi e reinvestono invece gli utili non distribuiti nella società per espandersi e sovra-performare il mercato. Inoltre, la probabilità di perdita delle azioni growth può essere maggiore, specie se la società non è in grado di mantenere il passo delle aspettative di crescita.

L’analista John Dowdee ha pubblicato un rapporto sul sito Web Seeking Alpha in cui ha suddiviso le azioni in sei categorie le azioni, le quali riflettono sia il rischio che i rendimenti per le azioni value e growth nei settori a piccola, media e grande capitalizzazione, rispettivamente.

Lo studio rivela che dal luglio 2000 al 2013, quando lo studio è stato condotto, le azioni value hanno sovraperformato le azioni growth (su una base risk-adjusted) per tutti e tre i livelli di capitalizzazione, anche se erano chiaramente più volatili rispetto alle loro controparti growth.

Ma ciò non è avvenuto per periodi di tempo più brevi. Dal 2007 al 2013, i titoli growth hanno registrato rendimenti più elevati in ciascuna classe di capitalizzazione.

L’autore ha infine concluso che lo studio non ha fornito una risposta reale al fatto che un tipo di titoli fosse veramente superiore all’altro su una base corretta per il rischio.

Un po’ quello che ci eravamo detti su: se è chiaro che in fasi estreme di mercato le due categorie di azioni hanno performance diverse, nel lungo periodo (quando quindi prevalgono le condizioni “normali) non sembrano esserci grandi differenze.

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Gabriele Galletta
info@investimentocustodito.com

CEO di Investimento custodito, Risk Manager, Analista Finanziario, massimo esperto in Italia della filosofia All Weather. Seguitissimo sui social e sulle sue piattaforme, ha aiutato migliaia di persone a riprendere in mano il controllo dei propri soldi grazie ai suoi corsi e ai suoi libri.



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