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Un aspetto importante nella scelta degli ETF: lo spread denaro/lettera

Si sa che con strumenti poco liquidi si rischia – soprattutto in fasi di turbolenza – di non riuscire a concludere il proprio ordine, o di concluderlo a condizioni di prezzo svantaggiose. Ne abbiamo parlato nelle precedenti mail.

È vero che questo può verificarsi solo per alcun ETF “particolari” e di nicchia e per ordini veramente “grandi”, ma è anche vero che ciò può accade su determinati settori.

Come si valuta quindi la liquidità di un ETF o quanto è importante/rilevante lo spread denaro/lettera?

Per valutare la liquidità di un Etf occorre guardare una serie di indicatori: il patrimonio gestito, i volumi di contrattazione, la continuità degli scambi, e soprattutto lo spread denaro-lettera.

In parole povere, il prezzo denaro è l’importo massimo al quale una persona è disposta ad acquistare, mentre il prezzo di offerta (o “prezzo lettera”) è l’importo minimo al quale è disposta a vendere. La differenza tra tali prezzi è il “differenziale”, o “spread”. Tale differenziale di norma tiene conto del costo di composizione del paniere sottostante di asset, più gli eventuali costi per il market maker.

In generale, tanto minore è lo spread quanto più è liquido lo strumento, anche se per gli Etf sono importanti anche altri indicatori, come la profondità del book di negoziazione (cioè il prospetto video dove si vedono molti ordini di acquisto e di vendita per diversi valori di prezzo, che limita il rischio di “vuoti di domanda e di offerta” e quindi di eccessive variazioni) e la sua ampiezza (vale a dire la presenza di proposte di dimensioni significative).

Ad esempio, su alcuni ETF negoziati può accadere che lo spread denaro/lettera sia effettivamente ridotto, ma che il numero di contratti sia molto basso da rendere il-liquido uno strumento.

A prima vista, un differenziale più ristretto potrebbe sembrare migliore rispetto a un differenziale più ampio. Una differenza ridotta tra ciò che gli acquirenti sono disposti a pagare e ciò che i venditori offrono, implica che il mercato abbia un alto livello di liquidità, con una notevole concorrenza in termini di prezzi e una domanda elevata per l’asset in questione.

Ma in alcuni casi non è sempre così.

Parlando di liquidità degli ETF, va sottolineato però subito che il sistema entro cui operano gli Etf è studiato proprio per garantirne la liquidità: lo spread deve restare entro l’1%, salvo in casi particolari, e ogni strumento Etf ha almeno un “specialist“, che è tenuto a esporre in via continuativa ordini di acquisto e vendita.

Adesso, cerchiamo di capire come funzione lo spread bid/ask e come valutarlo.
Immaginiamo due ETF con titoli sottostanti identici.
L’ETF A ha un prezzo denaro (l’importo che l’acquirente è disposto a pagare) di 21,02 euro e un prezzo lettera (l’importo offerto dal venditore) di 21,05 euro. L’ETF B ha un prezzo denaro (l’importo che l’acquirente è disposto a pagare) di 98,73 euro e un prezzo lettera (l’importo offerto dal venditore) di 98,79 euro.

Attenzione: risulta essere necessario valutare il differenziale in termini percentuali, considerando il prezzo del titolo, non in termini assoluti: così riusciamo ad ottenere una visione molto diversa.

In questo esempio, i differenziali sono i seguenti:

ETF A: 100 x (€ 21,05 – € 21,02)/€ 21,05 = 0,14% ossia circa 14 punti base.

ETF B: 100 x (€ 98,79 – € 98,73)/€ 98,79 = 0,06% ossia circa 6 punti base.

Più semplicemente, un differenziale di tre centesimi riferito a un titolo con un prezzo inferiore rappresenta una percentuale più elevata rispetto a un differenziale di sei centesimi riferito a un titolo con un prezzo superiore.

In quest’ottica, il titolo B dovrebbe avere un differenziale minore, presentare quindi dei costi impliciti minori ed essere “più liquido”.

Però ci sono altre valutazioni da condurre.

Questa volta supponiamo due ETF distinti, con identici titoli sottostanti. Sulla base del prezzo del paniere di titoli, il valore di entrambi gli ETF è di 27,50 euro.

Mercato per l’ETF A: € 27,39 prezzo denaro x € 27,53 prezzo lettera

Mercato per l’ETF B: € 27,48 prezzo denaro x € 27,55 prezzo lettera

Possiamo notare che il differenziale dell’ETF A (14 centesimi) è quasi doppio rispetto a quello dell’ETF B (sette centesimi). Ma nonostante il differenziale più ampio, gli investitori potrebbero preferire l’ETF A (ancorché meno liquido) perché le sue quote sono offerte a livelli più vicini al prezzo del paniere sottostante.

In altre parole, se i due ETF sono identici e hanno lo stesso paniere sottostante di titoli, anche il valore dei titoli è identico; di conseguenza, è logico che un investitore desideri acquistare quello offerto a un prezzo più basso, ossia pagare meno per lo stesso titolo.

Gabriele Galletta
info@investimentocustodito.com

CEO di Investimento custodito, Risk Manager, Analista Finanziario, massimo esperto in Italia della filosofia All Weather. Seguitissimo sui social e sulle sue piattaforme, ha aiutato migliaia di persone a riprendere in mano il controllo dei propri soldi grazie ai suoi corsi e ai suoi libri.



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