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Cosa succederà sui mercati finanziari: un’analisi sugli anni ’70

Cosa succederà sui mercati finanziari, per la seconda parte di questo anno, che finora ci ha regalato tanta volatilità e pochi profitti?

Riusciranno le azioni a recuperare le perdite che hanno accumulato, oppure si potrebbe prospettare una seconda parte d’anno ancora difficile?

Proviamo a capirlo con questo breve articolo, cercando di fare un semplice (ma non banale) parallelismo con quello che successe negli anni ’70.

Piccola premessa sulla previsione che faremo

Agli inizi degli anni ’70, uscì nelle sale cinematografiche il capolavoro di Stanley Kubrick, Arancia Meccanica, e venne fondata una di quelle band che faranno la storia della musica, gli ACDC, in grado di vendere album, come Back in Black, che diverranno gli album più venduti della storia (Back in Black sarà, in particolare, il secondo album con più copie vendute all’attivo della storia, dopo Thriller di Michael Jackson).

Gli anni ’70 sono anche ricordati, però, per lo scoppio della grande iper-inflazione, che attanagliò il mondo per oltre un decennio e che fece scuola nei nostri libri universitari e sui mercati finanziari.

In quel periodo, infatti, iniziò una delle stagioni ad alta inflazione più importanti della storia recente, da cui molto possiamo imparare.

Prima di capire bene cosa successe in quel periodo e di capire quale parallelismo possiamo trarre con oggi, dobbiamo fare una premessa importante: quello che stiamo per fare non è una “previsione”.

Stiamo per analizzare quello cosa successe nel 1970, per provare a capire come evolverà il mercato, da qui in avanti. Detto ciò, sarebbe sbagliato “posizionarsi sui mercati” in relazione a questa previsione, sempre per il principio secondo cui ogni previsione a breve termine risulta essere spesso un azzardo.

I nostri investimenti non dovrebbero dipendere da previsioni, che possono essere sempre sbagliate. Analizzare il contesto in cui ci troviamo, invece, è un’attività diversa, che ci permette di capire meglio il mercato e la sua evoluzione (ed è quello che faremo oggi).

L’importante è non cadere nel tranello di trasformare un’analisi in una previsione, che diventa poi una scommessa, o un azzardo, sui mercati.

Fatta questa importante premessa, possiamo procedere con la nostra analisi.

L’inflazione degli anni ’70: parallelismi con oggi

Molti fanno ricadere le cause della forte inflazione degli anni ’70 nella crisi petrolifera di quegli anni, ma in realtà le prime fiammate inflazionistiche (e le prime correzioni del mercato finanziario) furono registrate ancora prima.

Le prima recessione degli anni ’70, infatti, come vedremo più avanti, si ha proprio nel 1970 stesso, alla fine di un forte periodo di crescita dei prezzi che sfocia, come sempre accade, in una recessione.

La guerra del Kippur, invece, che ebbe come conseguenza il blocco delle esportazioni di petrolio dell’OPEC verso i paesi occidentali (rei di appoggiare Israele nella guerra) scoppia nel 1973 e contribuisce alla seconda fiammata inflazionistica degli anni ’70, che sfocerà, anche questa volta, nella recessione del 1972-1973 (la seconda delle quattro registrate negli anni ’70 e nei primi anni ’80).

Cosa causò, però, la prima fiammata inflazionistica degli anni ’70?.

Durante gli anni ’60, gli USA ampliarono parecchio il proprio bilancio federale, per finanziare le spese militari (specialmente per la guerra in Vietnam): i governi americani (sia che la Casa Bianca avesse un inquilino democratico, che uno repubblicano) furono restii a rivolgersi al Congresso per un aumento di tasse ed imposte per sovvenzionare la maggiore spesa e ricorsero quindi a disavanzi sempre maggiori, che portarono nel Ferragosto del 1970 alla fine del sistema di cambi in vigore fino a quel periodo.

Anche se non paragonabili ai disavanzi degli ultimi anni, questi deficit spinsero una forte inflazione in USA, nei primi anni ’70, che non fu dovuta alla crisi petrolifera (che scoppiò dopo).

In un certo senso, quindi, la situazione è similare ad oggi, nel momento in cui le fortissime politiche fiscali e monetarie espansive del periodo 2020-2021 hanno determinato una fortissima impennata dei prezzi.

Certo, qualcuno potrebbe chiedersi se, questa volta, anche lo shortfall sul lato dell’offerta (come accadde nel 1972-1973), a causa di fattori come la crisi dei microchip o la guerra in Ucraina o la crisi energetica, non abbia influito sull’inflazione odierna: la risposta è si, ovviamente, altrimenti non avremmo avuto un’inflazione pari al 10% in USA (mentre, nel 1970, si fermò al 5,5%), ma quello che ha pesato veramente sull’inflazione (che cominciava a galoppare ben prima che il prezzo del gas e del petrolio salissero alle stelle) sono state le politiche fiscali espansive operate dai governi occidentali, motivo per il quale, ad esempio, non osserviamo inflazione galoppante in Giappone (come potete anche leggere qui, qui e qui), che compra materie prime, gas e petrolio dall’estero come l’Europa e che risente delle stesse problematiche, dal lato dell’offerta, degli USA e, nonostante ciò, segnala ancora un’inflazione al 2%.

Tornando a noi, come si nota dal grafico in basso, l’inflazione americana sale nel 1970 fino al 5,5%, innescando la prima recessione del 1970. Dopo la recessione, con il calo complessivo della domanda, l’inflazione cala fino al 1972, quando poi comincerà nuovamente a salire per la ripresa della domanda e per la crisi petrolifera.

Dalle analisi storiche appena compiute, si nota quindi che la prima recessione degli anni ’70 non fu innescata dalla crisi petrolifera (come si ricorda spesso erroneamente), ma da un’inflazione classica che si innesca alla fine di un ciclo espansivo, alimentato da politiche fiscali generose e da un sistema in pieno utilizzo dei fattori produttivi.

Cosa successe e cosa succederà ai mercati adesso?

Cosa successe al mercato nel periodo 1970-1972?

Anche in quel caso, il mercato perde oltre il 20%, scontando una recessione che, da lì a poco, si materializza, a causa degli alti prezzi.

Non appena l’inflazione tocca il suo picco e la recessione si materializza, il mercato riprende a salire, nella secondo parte del 1970, fintanto che, nuovamente, nel 1972 l’inflazione non riprende a crescere con forza: succederà di nuovo, anche questa volta?

Non lo sappiamo, perchè (purtroppo) non abbiamo, tra i nostri arnesi, la palla di cristallo e non possiamo, quindi, prevedere il prossimo futuro: però, potremmo aver capito, analizzando questi fattori, come il mercato potrebbe riprendersi, in questa seconda fase, se davvero la crescita dei prezzi avesse toccato il suo massimo.

E alcuni indicatori che la FED utilizza per predire l’inflazione futura (come la crescita dei consumi personali), assieme al netto calo dei prezzi dell’energia e delle materie prime, fanno presagire che, nella seconda parte d’anno, l’inflazione potrebbe almeno non crescere più.

Fermo restando che, come più volte detto, è molto probabile che questa inflazione ormai strutturale non venga superata facilmente e che, dopo un primo periodo di sosta, possa tornare a fare capolinea sui mercati, generando altri ribassi e altra volatilità (fintanto che questa stessa inflazione strutturale non venga superata con lunghe e complesse politiche dell’offerta).

Inoltre, superato il problema crisi energetica, in USA esiste ancora una forte inflazione salariale da gestire, che comunque manterrà la crescita del livello dei prezzi superiore a quella che abbiamo osservato nel periodo 2010-2022 (sul tema, torneremo con un White Paper molto approfondito).

Conclusioni

Come premesso all’inizio, queste previsioni e queste analisi, che possiamo compiere, non dovrebbero influenzare le nostre scelte di investimento che, come sempre abbiamo sottolineato, dovrebbero essere settate per costruire portafogli resilienti qualsiasi cosa accada (rispettando quindi la sacrosanta filosofia All Weather): se l’inflazione calerà, siamo pronti a beneficiare di tutto il mercato rialzista che verrà.

Se l’inflazione ancora non darà segno di voler calare e i mercati azionari continueranno a perdere terreno, con la FED chiamata ad ulteriori spettacolari rialzi di tassi, saremo resilienti e forti ad affrontare questa nuova volatilità, come abbiamo fatto, senza problema, nella prima parte d’anno.

Gabriele Galletta
info@investimentocustodito.com

CEO di Investimento custodito, Risk Manager, Analista Finanziario, massimo esperto in Italia della filosofia All Weather. Seguitissimo sui social e sulle sue piattaforme, ha aiutato migliaia di persone a riprendere in mano il controllo dei propri soldi grazie ai suoi corsi e ai suoi libri.



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