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Gli ETF possono permetterci di investire con inflazione alta?

Nel seguente articolo vedremo nel dettaglio che cos’è l’inflazione, come possiamo combatterla e soprattutto se gli ETF ci possono permettere di investire con inflazione alta, o comunque in uno scenario in cui il livello dei prezzi crescente preoccupa gli investitori.

Infatti, il protagonista indiscusso dello scenario economico mondiale attuale è l’inflazione. Le fiammate inflazionistiche osservate, in particolar modo dopo che il 24 febbraio la Russia ha deciso di invadere l’Ucraina, sono forse solamente la punta dell’iceberg.
È il market mover per eccellenza, che desta timori per policy maker, banche centrali e per gli investitori.
È possibile osservare l’inflazione nell’aumento dei prezzi dei beni e dei servizi, ma anche come fattore destabilizzante per i mercati finanziari, su tutti obbligazionari e azionari.

L’effetto collaterale? La perdita del potere di acquisto del vostro denaro, colpendo particolarmente coloro che accumulano ricchezza. Gli economisti sono soliti dire che “Il risparmio è consumo nel futuro”.

Ciò significa che maggiore è il livello dell’inflazione, minore sarà la possibilità di attingere dai vostri risparmi nel futuro. Meno risparmio, meno investimento, meno flussi verso i mercati finanziari, meno flussi verso le aziende, meno occupazione, meno consumi … più disoccupazione. Risultato? Rallentamento della macchina produttiva nazionale.

 

1. Ma di preciso, che cos’è l’inflazione?

Le notizie su elevati tassi di inflazione a volte dominano lo scenario notiziario senza tuttavia fornire chiarezza su cosa stiamo veramente parlando. In termini economici, è un tasso di interesse che confronta gli attuali livelli di prezzo con quelli dell’anno precedente.
Un esempio pratico: Quanto costano le verdure nel mese di agosto di quest’anno rispetto ad agosto dell’anno precedente? Lo stesso vale per petrolio, affitti e così via. Cosa c’è dietro l’inflazione? Quali sono gli indicatori dell’inflazione?

Innanzitutto, dobbiamo fare una distinzione tra inflazione momentum e inflazione strutturale.
La prima è legata a shock esogeni che influenzano l’aumento o decremento degli indicatori inflattivi. Ad esempio, la guerra in Ucraina o i “ colli di bottiglia” che si sono osservati durante la pandemia che hanno generato un aumento dei livelli di prezzo senza precedenti.
La seconda, invece, è correlata a variazioni nei fundamentals macroeconomici. L’indicatore inflattivo è il Consumer Price Index (CPI), termometro dei livelli di prezzo ma che assume significato diverso a seconda del paniere di beni sottostanti. Il grafico sottostante mostra le due misure inflattive dei principali attori economici mondiali registrate nel primo trimestre del 2022.

 


Fonte: elaborazione propria

 

La differenza tra i due tassi, momentum e core, è legata alla composizione del paniere di beni.
Il primo considera i prezzi dei prodotti e servizi energetici e alimentari; il secondo no. Infatti, guardando la tabella sopra, possiamo osservare un dislivello tra i valori, molto più alti quelli a sinistra rispetto a destra. Perché ?
Le fiammate inflazionistiche, causate in grosso modo dalla guerra, trovano origine proprio dall’aumento dei prezzi delle commodities: petrolio, gas, farina e grano e inseriamo problemi nella supply chain e il gioco è fatto.

Vale anche la sottolineare un aspetto da ricordare. Le impressioni soggettive portano a giudizi scorretti: notate probabilmente subito l’aumento dei prezzi alla stazione di benzina ma non notate che gli strumenti tecnici come televisori a schermo piatto sono diventati molto economici. E notate un aumento del prezzo soltanto quando date un’occhiata più da vicino.

 


Fonte: elaborazione propria

 

2. Perché l’inflazione fa cosi paura?

Per tre ordini di motivi.
Primo, un livello di poche percentuali di inflazione resta desiderabile per accelerare i cambiamenti nel capitalismo. Tuttavia, un eccesso di inflazione può bloccare un’economia intera, come possiamo osservare in questo momento.

Secondo, per gli investitori è un costo, che non osservate in termini nominali ma reali, che depaupera il vostro capitale e obiettivi di rendimento a termine. Oggi vi parleremo degli ETF, che a differenza di Fondi attivi, Fondi Bilanciati o Flessibili, Azioni o Bonds, hanno un Total Expense Ratio tra i più bassi al netto dell’inflazione e che se selezionati in modo efficiente possono produrre soddisfazioni in termini di performance.

Terzo, per le banche centrali è un incubo. Infatti, come possiamo osservare stanno iniziando ad adottare politiche “falco” dopo decenni di politiche “colombo” atte ad iniettare grandi masse di liquidità nel sistema economico.
Le banche centrali, per combattere un aumento dei prezzi, potrebbero prendere delle contromisure alzando i tassi di interesse, come la FED. Tuttavia, restano ancora caute, come la BCE, verso questa direzione perché un rialzo dei tassi potrebbe danneggiare un’economia in fase di ripresa del dopo pandemia. Aumentando i tassi di interesse e facendo crescere le passività, si corre anche il rischio di mandare in bancarotte le nazioni altamente indebitate.

 

3. Perché proprio gli ETF possono proteggere contro l’inflazione?

Storicamente, vi è stata una ben visibile svalutazione. Tuttavia, i mercati dei capitali hanno avuto ottimi rendimenti nello stesso periodo. Con 10.000 euro di dieci anni fa, oggi avreste potuto comprare beni per un valore di 8.954 euro. A causa della svalutazione del denaro, avreste perso 1.046 euro in termini di potere di acquisto. Tuttavia, se aveste investito 10.000 euro nell’indice MSCI World dieci anni fa (con rendimento annuo a 10 anni 12,89%) oggi varrebbero 33.616 euro!
Questa differenza tra riduzione del prezzo monetario da una parte e rendimenti del mercato dall’altra, risulta ancora più drastica nel lungo periodo. Grazie agli ETF, avete la possibilità di partecipare allo sviluppo dei mercati di capitale con semplicità e a basso costo. Pertanto, gli ETF rappresentano un’arma eccellente per contrastare l’inflazione. Di seguito mostriamo una tabella riassuntiva per rendervi l’idea.

 

Fonte: elaborazione propria

 

Qualunque strategia voi adottiate, come ETF sull’azionario o obbligazionaro, ETC sull’oro o commodities, ETF su bonds inflation linked, non funzionano dopo la comparsa dell’inflazione. Questo perché partecipanti più informati al mercato, conoscono il suo funzionamento e pertanto le aspettative sono già prezzate in anticipo e ciò implica che la protezione contro l’inflazione diventa facilmente poco effettiva perché i prezzi sono troppo alti.

 

 

4. Come possono gli investitori in ETF proteggersi dall’inflazione?

Nel breve periodo, le possibilità di difendersi dall’inflazione sono basse. Soprattutto perché, per quanto potremmo prevedere fenomeni inflazionistici, gli shock inattesi, come l’invasione russa, sono i reali problemi legati all’inflazione che creano effetti correttivi sui mercati e sui portafogli d’investimento.
Tuttavia, il vero valore aggiunto per gli investitori si trova nel lungo periodo. Potete investire in strumenti finanziari che hanno fornito rendimenti importanti nel lungo periodo. A titolo di esempio, una strategia di investimento passivo ampiamente diversificata con un ETF globale.

Dati storici suggeriscono che tale strategia rappresenta uno scudo importante contro la perdita del potere di acquisto. Costruire un asset allocation come, ad esempio All Weather o con l’introduzione di strumenti che possono coprire il vostro portafoglio da ogni shift economico che si presenterà domani vi consente a monte di combattere l’incubo inflattivo.
Nel breve periodo, tuttavia, è sempre possibile riscontrare delle perdite nel mercato dei capitali. È importante prendersi questo rischio se vi è un’ottica e una possibilità di investire nel lungo periodo.

Una strategia di investimento di lungo periodo “Buy and hold”, invece, è risultata essere superiore a strategie di investimento nel breve periodo. Utilizzate gli ETF per proteggervi contro l’inflazione per potervi permettere di acquistare maggiori attività in futuro.

Antonio Mautone
a.mautone@investimentocustodito.com

Antonio, Laureato in Scienze Economiche e Finanziarie Internazionali presso l’Università degli Studi di Napoli – Parthenope, specializzato in “Mercati e strumenti finanziari” con approfondite conoscenze in Scenari Macroeconomici, Politica Economica Internazionale, Management Internazionale e Diritto Internazionale, studia e analizza contesti macroeconomici e dei mercati finanziari per modellare in modo efficiente le strategie di Asset Allocation e scelte di Portafoglio. E' analista e editor di Investimento Custodito.



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